In un altro articolo, di recente pubblicazione, ho proceduto alla ricollocazione della vetrata originale, quella di destra con S. Francesco, nelle immagini reali scattate da Gianmaria Deriu alla Cappella austro ungarica di Cala Reale.
Analogamente ora procediamo, con tecnica simile, alla ricostruzione della finestra ad arco acuto, posta nella parete di sinistra della cappella e sul rosone posto dietro l’altare, infine mi propongo di procedere all’osservazione, accurata della pavimentazione interna.
Prima di proseguire però, mi sono voluto avvicinare al portale in legno della Cappella e in una piccola fessura, ho posto l’occhio della nostra fedele macchina fotografica ideale, per osservarne l’interno; ed ecco cosa, quell’occhio, ha potuto scorgere.
Sorprendentemente mi sono trovato a provare una sensazione, del tutto inaspettata e quasi incredibile, analoga a quella che può aver avuto un prigioniero che, nel lontanissimo 1916, si fosse avvicinato a quel portale……
Nella penombra incipiente è stato possibile osservare il rosone, posteriore all’altare, illuminato all’esterno dall’ultimo raggio di sole radente di fine settembre.
Il tempo concesso, per riaversi dalla sopresa, è stato però breve. Si doveva proseguire con l’operazione di restauro grafico (r.g.) delle immagini, iniziando proprio dalla vetrata mancante, quella di sinistra che, in origine, conteneva il dipinto con l’effigie dell’Immacolata Concezione.
Indubbiamente la visione dell’interno della Cappella, con le vetrate istoriate, doveva essere indimenticabile ed il ricordo unito alle sofferenze dei prigionieri, renderebbe encomiabile la reale ricostituzione delle vetrate.
Contraddistinta con la lettera B, ecco la vetrata di sinistra opportunamente reinserita nel suo alloggiamento originario.
La forma circolare del rosone posteriore all’altare, ha reso più semplice la ricollocazione informatica della vetrata dipinta.
Pertanto si è proceduto ad evidenziare, attraverso l’apposizione di un fine tratteggio di colore giallo, le immagini descritte magistralmente nella Relazione Ferrari, della lastra di vetro dipinto.
Ecco come viene descritto il rosone nella pluricitata Relazione:
“La finestra della parete di fronte a chi entra è più in alto, di forma circolare, come un medaglione, con vetro dipinto, rappresentante Cristo che libera dalle proprie mani una colomba, portante nel becco un ramo di olivo e lo manda verso i campi e le città in fiamme ed in rovina, che si vedono sul fondo del medaglione. Il dipinto esprime un desiderio, un bisogno, una nostalgia di riposo, di pace, di serenità.”
In calce alla raffigurazione del rosone è apposta la scritta:
CALA REALE – Vetro della finestra di fondo della cappella “La Pace”.
Di seguito il vetro graficamente ricollocato nella sua sede.
L’evidenziazione delle linee contribuisce al risalto delle stelle e delle croci greche composte, a mò di mosaico, da piccole pietre marine di colore nero, così come nere sono le fasce laterali e quelle che racchiudono il basamento dell’altare in cemento.
Ancora un’ultima stupefacente coincidenza.
Nel precedente articolo che riguardava la vetrata di destra avevo comunicato l’irreperibilità del nome di battesimo dell’autore della vetrate, poichè in più occasioni nella “Relazione” veniva citato esclusivamente con il cognome Saaz.
Nella suggestiva immagine, che riporto, debitamente restaurata graficamente e collocata in evidenza di questo articolo, ho avuto modo di rilevare la seguente didascalia:
“Isola d‘Asinara – 19 03 1916
particolare del biglietto di auguri dei cadetti prigionieri al Comandante del Presidio gen. Giuseppe C. Ferrari in occasione del suo onomastico, disegno realizzato dall‘ufficiale ungherese Istvan Szász (1878-1965) pittore e professore universitario.”
Dalla accuratezza del tratto grafico che raffigura “tre soldati in un campo di prigionia dell’Asinara“, colti nell’atto di scrivere un biglietto, è possibile riscontrare l’identica accuratezza e finezza artistica, nonchè la sensibilità espressiva fuori del comune, non dissimile a quella utilizzata nelle vetrate dipinte nella Cappella di Cala Reale.
Come una firma!
Ma del pittore ungherese ci restano molte opere tra cui quella che segue, eseguita da Istvan Szász nel 1917, che raffigura il Colonnello Vannugli (Ufficio storico dell’Arma dei Carabinieri – Roma) e riprodotta a pag 510 del magnifico testo “Dai Balcani all’Asinara” di Giovanni Terranova e Marco Ischia.