“Vedi quel ragno
come sta cheto e romito da metter paura,
va però quella mosca sicura
e il fellone la morte gli dà.
Oh fanciullo, ne aborri l’esempio
di sì brutto e tetro animale,
non ha corna e nemmeno ha l’ale,
ma pur’esso letale sarà.
La voce della nonna stentava a svanire, l’eco risuonava nelle orecchie dei bimbi in procinto di addormentarsi……..
Fabio Bruzzichini è riuscito egregiamente e cogliere, durante la cerimonia formale dell’inaugurazione aspetti singolari, espressioni particolari e situazioni inedite come quella di Paolo Picchedda che ascolta, con interesse, l’intervista di Francesco Massidda ex Direttore della Casa di Reclusione dell’Asinara.
Con questo materiale illustrare la giornata dell’Osservatorio della Memoria è diventata per me un’occasione ghiotta per evitare, una volta per tutte, l’accusa di essere un “bacchettone” cioè (impropriamente) una persona che bada esclusivamente agli argomenti “pesanti”, “barbosi”, “seri”…..
Per dare un pochino di colore a questo evento, per me coloratissimo e meraviglioso, ho pensato di sfruttare a fondo l’opera dell’amico Fabio inserendo una galleria di ritratti di singoli e di gruppi.
Ovviamente coloro che non intendono essere ricompresi nella galleria debbono soltanto inviare un commento, o mandare un messaggio, o una mail (carlohendel@gmail.com) e le loro immagini saranno prontamente rimosse.
Dietro questa cerimonia d’inaugurazione c’erano, allineate e coperte, una serie di aspettative, su tutte quella dell’Asinara che attende che le si indichi una strada univoca da percorrere per diventare volano di sviluppo ecologicamente compatibile per tutta l’area vasta del nord Sardegna.
Poi c’era quella “dell’ex“…….. ex abitante, ex direttore, ex agente di polizia penitenziaria, ex detenuto ed infine ex agronomo …..
… aspettativa di cui ho parlato nel mio breve intervento sollecitatomi dalla stessa isola alla quale mi lega un affiatamento particolare, l’Asinara che vuole comunque ricordare il passato per imboccare, con cognizione, la strada del futuro.
Perché è chiaro che, da Punta della Scomunica, qualora ci si dovesse voltare all’indietro, tra le orme lasciate dagli abitatori preistorici, dai barbari, dai pescatori di varie origini, dagli abissini, dagli austro ungarici e chi più ne ha più ne metta…. oggi sarà possibile intravvedere anche le orme lasciate da coloro che, nel periodo penitenziario, hanno gettato il loro cuore oltre l’ostacolo per riuscire a coniugare il non facile binomio dell’integrità ambientale, con il rispetto dei dettami della Costituzione italiana.
Insieme a tutto quanto sopra c’e da riconoscere “l’encomiabile caparbietà puntigliosa” del Direttore del Parco dell’Asinara Pietro Paolo Congiatu che, da molti anni, ha disposto il ricovero nel capannone dell’ex “sopravvitto”, di ogni reperto di qualche interesse rintracciato sull’isola, compresa la ormai famosissima Targa della Caserma agenti dedicata al M.llo Satta e la Stufa Giannolli di cui si auspica finalmente il suo restauro.
Una menzione a parte è dovuta a Gianmaria Deriu che con la sua assidua presenza, dal tempo della chiusura del Carcere, e quindi per venti anni ha costituito il legame, a volte flebile, a volte più consistente tra la storia trascorsa del passato penitenziario ed il presente ambientale. Occorre riconoscere a Gianmaria Deriu l’aiuto concreto sempre offerto al gruppo degli “affetti dal mal d’Asinara” dove ha trovato valide sponde.
Il ruolo che egli ricopre nella struttura del Ministero dell’Ambiente appare del tutto essenziale avendolo verificato di persona in questi due giorni di permanenza sull’isola dell’Asinara.
Il patrimonio della tradizione orale è estremamente “volatile” ed evapora già dopo appena cinquant’anni, molto si è già perso della storia recente dell’Asinara, come d’altronde di quella trascorsa e non si deve assolutamente continuare in questa se si vuole andare avanti.
Da tempo Antonio Diana Vicepresidente del Parco sta aggredendo questo aspetto della carenza informativa, attraverso l’opera continua di divulgazione del Museo della Tonnara di Stintino, congiunta alla sua preziosa collana “il Tempo della Memoria” in cui l’autore ri-costruisce il tessuto storico stintinese recuperandolo, con certosina pazienza, da sflilacciate stoffe, immagini con bordi troppo sfumati, documenti sbiaditi e incredibili racconti che, in comune, hanno il sapore del mare.
Occorre quindi reinserire nei testi scritti il patrimonio della tradizione orale, traslarlo nei mezzi informatici e diffonderlo nel modo più capillare possibile, per riportare integro il fascino delle storie perdute nei loro luoghi d’origine, non disdegnando di sperimentare l’avvincente incontro tra le antiche leggende e le nuove tecnologie.
Per qualcuno, di cui voglio ancora una volta sottolineare il profilo, è stata questa più di un aspettativa, rasentando l’occasione di riscatto ed è proprio Paolo Picchedda di cui avete più volte sentito parlare in questo sito.Nella galleria vedrete moltissime sue immagini, è stata la persona più fotografata del giorno, ognuno ha voluto farsi il proprio ritratto accanto a Paolo Picchedda.
Il merito di averlo indotto nuovamente a varcare il mare e sbarcare sull’isola dell’Asinara da uomo libero è stato in origine di Antonio Canu, poi ripreso con enorme vigore da Vittorio Gazale che, da tempo, lo ha inserito a pieno titolo, nel bel volume “Le Carte Liberate” scritto a due mani con Stefano Tedde (ed. Carlo Delfino 2016) quale esempio vivente della possibilità di riscatto che il sistema penitenziario offre a tutti coloro che vogliono fruirne.
Picchedda non si è mai ritratto dall’invito fatto da chiunque. I giornalisti presenti lo hanno intervistato e lui sorridendo, con pazienza ha risposto a tutte le domande, anche le più fantasiose, e quando ha potuto con un sorriso li ha congedati.
L’ho rivisto e sicuramente anche lui si è rivisto, mentre pascolava il suo gregge di pecore a Case Bianche e voltando l’acutissimo sguardo, scopriva il ciuffo del cinghiale spuntare dall’euforbia.
Paolo Picchedda si è sobbarcato un viaggio incredibile con i mezzi pubblici per giungere a questo appuntamento cui teneva in modo particolare.
Le ultime immagini lo ritraggono emozionato al porto di Cala d’Oliva che saluta l’imbarcazione che riporta il gruppo degli invitati al porto di Stintino.
Anche le Guide esclusive del Parco hanno espresso il loro assenso incondizionato per l’importante opera pur lasciando trapelare il rimpianto per uno scarso coinvolgimento che si sarebbe potuto realizzare, così da trasferire loro, anche nella fase di realizzazione dell’Osservatorio, tutte quelle sensazioni e quelle emozioni che hanno provato coloro che lo hanno allestito.
Oltre a voler riconoscere i meriti del gruppo che si è impegnato in questa difficile impresa (mi vorranno scusare coloro che ho dimenticato e sono tantissimi) credo di poter esprimere a nome di tutte le persone che ci seguono e si dichiarano profondamente affette dalla malattia dell’Asinara, l’impegno formale a far in modo che questa importante realizzazione per il Parco, come per noi, possa essere integrata, registrare nuove installazioni, riuscendo sviluppare tutte quelle potenzialità che conserva al suo interno.
Il visitatore potrà a quel punto essere condotto, per mano, all’interno di una realtà lontana.
Carlo