Ogni progetto che dichiari uno scopo definito, appare necessario, anzi indispensabile, che sia curato in ogni particolare.
Oltre alla valenza storica, che si proverà ad illustrare compiutamente, questa nuova istallazione si carica emotivamente e si viene coinvolti affettivamente, poiché le suppellettili dell’installazione sono effettivamente appartenute ad una coppia molto conosciuta ed apprezzata nell’isola, Mario Amato – Emilia Caravagna e vissuta, per importanti segmenti della loro vita, all’Asinara.
Il progetto originario (2020) prevedeva l’installazione della camera, in un’abitazione del Paesello di Cala D’Oliva così da fornire, al visitatore l’immagine il più possibile aderente alla realtà della vita sull’isola dell’Asinara negli anni ’70.
La procedura necessaria alla Conservatoria delle Coste ha obbligato il Parco a ripiegare, adattando la camera nella cella n°6 della ex Diramazione Centrale di Cala d’Oliva, in attesa del compimento delle necessarie autorizzazioni burocratiche.
L’abitazione della famiglia Amato era ubicata nel paesello… quel luogo paradisiaco in cui le case candide, ancora oggi si rispecchiano sull’acqua tremolante nel porticciolo di Cala d’Oliva.
L’immagine che segue è quella del paesello è stata scattata da Fabio Bruzzichini dando le spalle all’abitazione Amato.
LA STORIA DI UNA FAMIGLIA
MARIO AMATO (23.09.1934 – 11.12.2016)
Si arruolò nel corpo degli Agenti di Custodia all’età di 19 anni, trascorse il primo periodo a Massa Carrara e successivamente ad Imperia poi nel 1954 fu assegnato, in servizio effettivo alla Casa di Reclusione dell’Asinara li incontrò quella ragazza diciannovenne che poi divenne sua moglie Emilia Caravagna.
Il Regolamento degli AA.CC. del 1891, per la celebrazione del matrimonio, prevedeva:
– il rilascio dell’autorizzazione del Ministero dell’Interno;
– che il personale non potesse celebrare l’atto prima dell’ottavo anno di servizio, successivamente al 30° anno di età;
– che l’agente richiedente possedesse un capitale di almeno tremila lire.
Nel 1964 Mario sposò Emilia Caravagna e, per sei anni fece servizio ad Alghero poi, nel gennaio del 1971, tornò all’Asinara chiamato dal Direttore Catello Napodano per prestare servizio in segreteria.
Nel 1977, subentrato il Dr Cardullo nella Direzione dell’istituzione penitenziaria, l’App.to Mario Amato chiese ed ottenne il trasferimento allontanandosi dall’Asinara per la C.C. di Oristano dove continuò a svolgere il suo lavoro nella segreteria dell’istituto.
EMILIA CARAVAGNA (05.06.1938 -19.04.2020)
Emilia, per tutti Lia, visse complessivamente all’Asinara per circa 19 anni, in più periodi.
Il suo nonno era Gaetano Caravagna e la sua famiglia fu, tra le 10 famiglie sardo-camogline, che nel 1810 decisero di stabilirsi all’Asinara per sfuggire alla coscrizione obbligatoria imposta dai francesi ai liguri, dando avvio al tentativo di popolare l’isola con una comunità stanziale.
I Caravagna furono poi ricompresi nell’elenco (Nino Giglio definisce questo elenco “Comunione dei 45” nel suo testo “Asinara”) delle 45 famiglie che, nel 1885, dettero origine all’abitato di Stintino, dopo l’esproprio dei terreni posseduti all’Asinara.
ANTONIO Francesco Caravagna padre di Emilia insieme alla moglie e ai figli abitarono a Punta Scorno poichè Antonio svolgeva la funzione di Capo fanalista. Successivamente furono traferiti a Cala Reale (1954-55) da dove, nel 1962 Antonio raggiunse l’obiettivo della quiescenza e successivamente, insieme alla famiglia si ritirò a Stintino.
Nella mappa precedente è indicata la porta di accesso della Abitazione Amato oggi murato pressochè totalmente (ne residua una finestrella) come evidenziato nella foto successiva con luce artificiale, rappresentata attraverso il tratteggio grigio
L’INSTALLAZIONE MUSEALE
Ora illustreremo il luogo in cui sono state ospitate le suppellettili donate dagli eredi Lucia Giorgio e Davide Amato.
Nella Diramazione Centrale le suppellettili sono state rimontate nella cella n°6, all’esterno della quale verrà, in tempi successivi, coperta la scritta originale “6” con una applicazione rimovibile in cui al visitatore si ribadisce che si tratta di una installazione con l’arredo di una abitazione tipica civile, non già di una cella carceraria.
Si ringraziano sentitamente gli eredi Amato per la disponibiltà dimostrata in ogni fase di progettazione dell’installazione.
Un particolare grazie è rivolto a Gianmaria Deriu che si è speso, in modo pervicace, per la sua realizzazione; al Parco Nazionale dell’Asinara che ha concordato sull’esigenza di aprire questo ulteriore spazio alla visita, pure in questo particolare anno pandemico, in attesa della definitiva sistemazione.
Non era possibile concludere l’articolo senza leggere le commosse parole di Lucia Amato confezionate per l’abbisogna in forma di “missiva” indirizzata all’Asinara.
Eccole di seguito.
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