Una poesia per un animale?
Beh si, poichè attraverso la poesia dal titolo “La capra” Umberto Saba 1) ci riferisce un dialogo intimo, sincero.
Di primo acchitto, questa poesia, appare un componimento, quasi scherzoso.
Poi il poeta introduce, nel suo componimento, un termine “semita“, allora la nebbia scompare e tutto appare drammaticamente nitido: attraverso quel belato la capra ha espresso il suo dolore, una sofferenza reale, che Umberto Saba riconosce subito affine a quella provata da se stesso. Dunque anche chi non dovrebbe soffrire, in realtà è lacerato dal dolore. L’afflizione non è prerogativa della ragione umana, ma è insita nel destino di tutto.
Quella capra impersona il poeta, la cui nazionalità è per l’appunto ebrea.
Ho parlato a una capra
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d’erba, bagnata
alla pioggia, belava.Quell’uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia, poi perchè il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.
Una differente caratteristica che, normalmente mi colpisce, è la tecnica adottata dalla RAS (Regione Autonoma della Sardegna) che seguiremo nel corso dell’articolo che si sostanzia nella locuzione latina “Excusatio non petita, accusatio manifesta” di origine medievale, la sua traduzione letterale è “Scusa non richiesta, accusa manifesta” e consiste nell’apparente capovolgimento dei fronti operato nella poesia di Saba.
Torniamo però ad immergerci nella realtà isolana…..
I caprini (Caprinae Gray, 1821) sono una delle otto sottofamiglie in cui viene suddivisa la famiglia dei Bovidi e, tra queste, costituiscono uno dei gruppi di maggior successo, con 38 specie riconosciute (tra le quali due forme domestiche note in tutto il mondo, la capra e la pecora) diffuse nelle regioni montuose di Europa, Asia, Africa e Nordamerica.
La capra domestica (Capra hircus Linnaeus, 1758 o, per alcuni autori, Capra aegagrus hircus) è il discendente addomesticato dell’egagro (Capra aegagrus).
Il successo dell’allevamento caprino è dovuto a una serie di adattamenti dell’animale agli ambienti più difficili, sopratutto quelli montani, particolarità che conferisce loro una notevole flessibilità all’interno del bioma alpino.
Si ritiene che la capra sia diventata un animale domestico circa 11.000 anni fa.
Le prime forme di capra domestica hanno avuto origine in Oriente dalla “capra egagro“.
In quanto animali da fattoria di piccola taglia e versatili, le capre accompagnano l’uomo già da moltissimo tempo e gli forniscono latte, carne, pelle e cuoio. Negli ultimi decenni, oltre agli usi tradizionali, sono stati introdotti ulteriori campi d’impiego per questo animale: così le capre prestano i propri servizi in agriturismi, giardini zoologici, zoo e vengono allevate da molte persone come animali da compagnia.
Pochi però sanno che la razza di capre dell’Asinara è del tipo Sardo-Primitiva, se vorrete avere un pochino di pazienza lo scopriremo insieme, partendo da ventitrè anni fà, cioè da quando si realizzò il passaggio di consegne tra la Casa di Reclusione dell’Asinara e la Regione Sardegna.
Ancora oggi (30 aprile 2011) nel sito della Regione Sardegna (in seguito R.A.S.) si può facilmente rintracciare il seguente, documento privo di datazione ufficiale.
E’ ben strano che, dopo 23 anni di esercizio dei pieni poteri gestionali nell’isola, l’Assessorato RAS esordisca con un assunto che ha dell’incredibile e che viene smentito nel corso dello stesso articolo …. quasi che “la mano destra non sappia cosa fa la sinistra“…..
infatti si scrive, appena sotto la titolazione: “La presenza eccessiva di capre e maiali sull’isola dell’Asinara (5100 ettari di superficie) non è un fenomeno naturale, ma bensì il frutto di una gestione dissennata seguita dall’Amministrazione penitenziaria nella conduzione delle Colonie Agricole”
A parte l’inesattezza lessicale e l’imprecisione sul dato dell’estensione …… è evidente il tentativo maldestro della RAS di allontanare da se il sospetto che l’attentato grave alla biodiversità ambientale dell’Asinara possa farsi risalire ad azioni derivanti dalla sua politica agrozootecnica o, per meglio dire, dalla sua “assenza di politiche“.
Con calma distinguiamo i due tipi di problematiche enunciate nel passo del documento “presenza eccessiva di capre e maiali sull’isola” sottolineando le discrasie nel ragionamento del sito RAS. Mi riferisco alle prime (le capre), anche se i maiali rinselvatichiti potrebbero essere ricompresi nel gravissimo novero dei problemi.
Sull’Amministrazione penitenziaria che ha messo in atto una gestione dissennata mi pregio riportare le seguenti frasi: (dall’articolo “Un cornuto di razza” pubblicato in questo sito il 27 maggio 2016):
Iniziamo col dire che l’azienda della Casa di Reclusione dell’Asinara è stata, per qualche anno, la più grande Azienda Agrozootecnica della Repubblica italiana (sia in estensione che in quintali di capi allevati) ed è accaduto dopo che fu smembrata l’Azienda “Maccarese” (nel Lazio) e trasformata in S.p.A. una azienda che fù la prima in estensione dal dopoguerra con i suoi 3.200 ettari pianeggianti. Con questo voglio solo riaffermare che l’Asinara è stata, per decenni e stabilmente la seconda azienda agrozootecnica nazionale.
Nel 1931 erano in conta 2.355 capi, ma la massima pressione antropica sull’isola si ebbe nel 1984 con 5.287 capi allevati (bovini, equini ed ovicaprini) a questo numero occorre sommare il numero di mufloni che ondeggiava tra i 600 e i mille capi, oltre agli asinelli grigi ed ai cinghiali che però non erano in numero elevato.
Da quell’anno (1984) iniziò la discesa del numero ed in più vennero nettamente divise le linee genetiche bovine introducendo, accanto alla linea tradizionale (prod. latte in Campo Perdu), anche una linea vacca vitello (da carne ubicata nella diramazione di Trabuccato)…… omissis
Però (e non solo da oggi) ho costantemente affermato che l’Azienda Agrozootecnica della Casa di Reclusione dell’Asinara era una azienda agrozootecnica di tutto rispetto e le greggi erano composte da centinaia di capi, affidati alla cura del personale addetto e dei detenuti-pastori (leggasi la storia di Paolo Picchedda), purtuttavia nessuna capra era selvatica o inselvatichita poichè i pastori riuscivano a gestire perfettamente le greggi ed erano in grado, prontamente, di far rientrare nel branco, i capi che si potevano allontanare.
Al momento della cessione dell’isola alla Regione Autonoma della Sardegna (anno 1998), furono lasciati, in situ, un numero di pecore, di capre, un nucleo di bovine, (oltre ovviamente al “selvatico” cioè cinghiali – meglio definiti ibridi di cinghiale, mufloni, cavalli, asinelli bianchi e grigi) etc. poichè la RAS aveva espresso l’intenzione di non interrompere l’allevamento di bestiame ed inizialmente, per qualche anno, mi risulta che ci fù anche una produzione casearia in capo al neonato Parco Nazionale dell’Asinara, attività successivamente dismessa.
La RAS Assessorato della difesa dell’ambiente nella scheda Asinara al seguente link:
http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_4_20060119094958.pdf
specifica:
Parco dell’Asinara Superficie: 52 kmq
Il sito di Importanza Comunitaria ai sensi delle Direttive 79/409 CEE (Uccelli) e 92/43 CEE (Habitat) è esteso per circa 96 Km quadrati, comprensivo della circostante Area Marina Protetta.
Provincia: Sassari
e poi elenca:
Animali domestici inselvatichiti tutelati: • asinelli: 300
Altri animali domestici inselvatichiti:
• capre: 3000
• porcastri (incroci tra maiali e cinghiali maremmani): 900
• bovini: 200
• cavalli: 200 (omissis)
Il documento che segue, qui riprodotto parzialmente, ma rintracciabile integralmente in rete al successivo link
https://www.sardegnaforeste.it/notizia/piano-di-riduzione-degli-ibridi-di-cinghiale-e-delle-capre-rinselvatichite-allasinara
riferisce di una stima di capre sull’isola pari a 5000 capi (rilevazione Università di Sassari del 2005) per cui, dopo sette anni dalla data del passaggio (1998), un documento ufficiale certifica la stima di 5000 capre , di conseguenza l’incremento di ben 2000 capi in sette anni …..
Le capre sono animali di difficile gestione ed una volta inselvatichite riescono a rientrare nei branchi solo dopo molto lavoro e perizia. La capra è poi considerata una specie animale a “ciclo poliestrale stagionale” in quanto è soggetta a “cicli estrali” continui solo in alcuni mesi dell’anno, intervallati da un periodo di “anaestro” la cui lunghezza è variabile in funzione della latitudine e della razza.
I pastori sanno perfettamente che la capra, nell’alimentazione, tende a selezionare i vegetali che ha a sua disposizione: durante le ore di pascolo bruca prima le piante più appetibili e poi le altre.
La RAS si è trovata impreparata a gestire, appena chiuso il Carcere e durante il primo quinquennio (è di tutta evidenza), una situazione assolutamente imprevista ed ha ritardato l’introduzione di personale che potesse regolare la complessa gestione degli allevamenti zootecnici, dimenticando il fatto che la razza caprina espleta parti gemellari e, a volte, plurigemellari cosicchè immediatamente, il neoEnte Parco dell’Asinara si è trovato davanti alle difficiltà di avvio, alla assenza delle pur minime risorse umane, con investimenti economici irrisori, senza normative di riferimento, e questo tipo di allevamento (capre, ma anche l’ibrido suino) sono letteralmente esplosi.
Nell’anno 2017 (quindi dopo 19 anni dalla cessione) l’agenzia Forestas – attraverso il proprio personale specializzato del Servizio di Sassari, ha svolto un censimento (tra il 24 ed il 26 gennaio 2017) prima di attuare il piano di catture delle capre rinselvatichite (Capra hircus) previsto anche per l’anno in corso.
Il censimento preliminare è utile per verificare l’efficacia degli interventi svolti fino al dicembre 2016 e per poter modulare, sulla base di dati oggettivi, quelli previsti per il 2017.
Il censimento si è svolto in contemporanea su tutta l’Isola con l’ausilio di personale tecnico del Centro Fauna di Bonassai e delle Unità Gestionali Forestas di Monte Lerno (Pattada) ed Asinara, unitamente al personale del Parco Nazionale Isola Asinara, del Corpo Forestale, dell’Università di Sassari.
Il margine di errore su questi dati, posto che si è utilizzata la metodologia più idonea alla specie, può variare tra il 10 ed il 15% : quindi la consistenza reale della popolazione può essere al massimo di 1475 capi, pari a una Densità per ettaro di 29,5 capi.Ma è lo stesso Parco Nazionale dell’Asinara a scrivere che ben quattro fattori condizionano le attività di allontanamento della fauna selvatica presente sull’isola:
1. le catture vengono effettuate non in base alla capacità operativa reale, ma in base alla capacità di carico dei recinti di sosta
2. l’uscita degli animali catturati è condizionata dai tempi in cui l’Istituto zooprofilattico consegna i referti veterinari all’ente Parco (circa 7-10 giorni dalla consegna dei campioni),
3. la motonave effettua nel periodo invernale solo due viaggi settimanali (martedì e venerdì);
4. spesso a causa delle condizioni meteo, nel periodo invernale, la motonave non viaggia ed il carico degli animali viene rinviato, con tutte le problematiche conseguenti al mantenimento delle capre in recinto oltre il tempo strettamente necessario.
In un comunicato ufficiale l’Ente Parco dell’Asinara:
Il protocollo per l’allontanamento delle specie è stato messo a punto da un tavolo tecnico composto da Asl Servizio Veterinario Sanità Animale, Università di Sassari, Istituto Zooprofilattico, Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, Ente Foreste della Sardegna ed Ente Parco.
Il protocollo stilato prevede che gli ibridi di cinghiale, per motivi sanitari, possano andare, come destinazione in deroga solo a macello, individuato con procedura pubblica, e che le capre inselvatichite siano destinate ad aziende zootecniche sarde che ne hanno fatto richiesta e che sono iscritte in un apposito elenco scaturito da un avviso pubblico.
Le capre prima dell’allontanamento dall’Asinara sono sottoposte da parte della ASL ad un prelievo di sangue per il controllo sulla brucellosi ovicaprina e Caev e poi vengono identificate singolarmente tramite un bolo alfanumerico endoruminale con l’applicazione di una marca auricolare su tutti i capi sottoposti a prelievo. Una procedura di controllo che attualmente, in Sardegna, viene eseguita solo sull’Isola dell’Asinara.
Il campione viene inviato allo Zooprofilattico e solo gli animali negativi a CAEV e brucellosi sono destinati alle aziende sarde.
Specie come gli ibridi di cinghiale, le capre e i gatti inselvatichiti, rappresentano una delle principali minacce per la biodiversità e i servizi ecosistemici collegati, in particolare per gli ecosistemi isolati sotto il profilo geografico ed evolutivo come quelli presenti nel Parco Nazionale dell’Asinara» – ha sottolineato Riccardo Paddeu, consigliere del Direttivo del Parco Nazionale dell’Asinara – «esiste, infatti, una “Strategia Europea sulle Specie Alloctone Invasive” che pone come obiettivo la riduzione degli impatti causati da determinate specie alla biodiversità, questo avviene attraverso una serie di azioni coordinate di prevenzione e controllo delle specie invasive.
Vari sono i modi in cui le specie sopra citate possono mettere a repentaglio la biodiversità e i servizi ecosistemici collegati, anche con gravi effetti sulle specie autoctone, nonché sulla struttura e sulle funzioni di un ecosistema alterandone gli habitat,
– mettendo in atto comportamenti di predazione e competizione,
– trasmettendo malattie, sostituendosi alle specie autoctone in una parte cospicua dell’areale e nel caso del cinghiale
– rappresentando un potenziale pericolo anche per l’uomo.
Il Parco investe in azioni concrete per la conservazione della biodiversità, con risultati molto positivi e che possono rappresentare un valido modello di gestione per altre realtà simili.»
Nell’anno 2018 sono uscite dall’Asinara 338 capre e 209 ibridi di cinghiali e nei prossimi mesi seguiranno altre operazioni di controllo e di gestione della fauna domestica inselvatichita presente sul territorio del Parco Nazionale.
e finalmente giungiamo all’oggi…
la CAPRA SARDO PRIMITIVA all’ASINARA novembre 2020
Dulcis in fundo, alla fine dello scorso anno 2020 Forestas pubblica un articolo (riportato in questo riquadro) in cui si afferma che il Presidente dell’Associazione Allevatori della Regione Sardegna Luciano Useli Bacchitta visiona ben 250 capre esistenti all’Asinara e, udite udite, ne scopre l’importante valore genetico dei soggetti che, nel 50% sono stati ascritti alla “Capra Sarda Primitiva” una biodiversità della Sardegna di alto pregio che la Regione tutela incentivandone, attraverso i programmi del Psr, l’allevamento.
Lascio all’attento lettore l’oneroso incarico di stabilire se lo squilibrio ecologico ed il conseguente pericolo in cui oggi, dopo 23 anni di gestione della Regione Sardegna, l’Asinara corre, sia attribuibile ad: “una gestione dissennata seguita dall’Amministrazione penitenziaria nella conduzione delle Colonie Agricole”, oppure alla “impreparazione iniziale dell’Assessorato competente per materia, nonchè ai mancati interventi di tipo economico-gestionale, alla reiterata violazione operata, dalla Regione Autonoma della Sardegna, in merito agli impegni che le stesse norme europee assegnano agli Stati membri, sulla gestione dei Parchi Nazionali.
Ma, come in ogni rappresentazione teatrale che si rispetti, dopo gli applausi, la compagnia degli attori si ripresenta allineata alla riapertura del sipario, così dallo stesso articolo della testata on line “La Nuova Sardegna”, si rileva la probabile intenzione dell’Ente Parco dell’Asinara di selezionare “il nucleo di capre da far eventualmente gestire a fini produttivi da allevatori imprenditori sull’isola dell’Asinara“.
Su questa apparizione taccio e sugli applausi conseguenti, la rappresentazione si conclude.
Carlo Hendel
Precedenti articoli in questo sito:
Situazione bestiame Casa Reclusione dell’Asinara
Situazione animali C. R. Asinara
Il cavallo
Il cavallo dell’Asinara
Il suino
Il suino dell’Asinara
Il muflone
Il muflone dell’Asinara
L’asino
L’Asino dell’Asinara
Chi l’avrebbe detto che la capra è un soggetto così interessante! Bisognerebbe dirlo anche a …Sgarbi!
Articolo approfondito e ricco di informazioni inedite.
Grazie Rosanna!
Carlo