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L’asino ALIENO

Iniziare un articolo del sito dal titolo “L’asino ALIENO” con l’immagine in evidenza di un gipeto (Gypaetos barbatus) avrebbe ben rappresentato la singolarità di questo prodotto editoriale, a mio avviso, di scarso valore.

Si tratta dell’articolo del Corriere della Sera del 27 giugno 2024 che sgombra il campo da ogni velleità di competizione e si attesta saldamente al comando della classifica degli “strafalcioni” dell’anno in corso, il 2024.

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Abbiamo ampiamente sottolineato le “amenità” contenute nell’articolo a firma di Alessandro Sala, che mi sono permesso di definire “omnibus“, soprattutto in riferimento al coacervo di inesattezze e contraddizioni che lo caratterizza.

L’approfondito esame conferma l’intendimento dell’autore di mostrare una “incredibile” strada di risoluzione di “problematiche” che affliggono, o meglio affliggerebbero, la gestione del Parco Nazionale dell’Asinara anche tralasciando di redigere una scala di valori di impatto del bestiame allo stato brado (ovvero liberamente pascolante) sulla cotica erbosa.

Ma l’elenco delle amenità, inserite in questo articolo non si fermano alla assurda definizione di “Asino ALIENO” con tutto il conseguente carico di fesserie, no si estende anche ai volatili, infatti si scrivono frasi di questo tenore, attribuendole al Commissario straordinario
abbiamo favorito l’introduzione di grifoni, che possono contribuire a ripulire il territorio, e ci sono pure dei gipeti e dei capovaccai“, quando anche le pietre ormai sanno che il Gipeto non esiste proprio in Sardegna, mentre il Grifone (80 esemplari in tutta l’isola) giunge all’Asinara in perlustrazione dalle colonie di Bosa e di Alghero e il Capovaccaio nidifica, da alcuni anni, a Capo Caccia, ma non risulta che sia stato nemmeno avvistato all’Asinara!
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Si tralascia di evidenziare ulteriori affermazioni e definizioni del tutto “singolari” come la denominazione di “palazzo Reale” riservato all’ex Stazione Sanitaria, oggi foresteria del Parco nazionale dell’Asinara, oppure, per inciso, quella di “secondini”,  platealmente offensiva per il Corpo di Polizia Penitenziaria e per i suoi Agenti che hanno prestato servizio anche all’Asinara. Proseguendo nell’attività disinformativa, l’autore è stato solo momentaneamente distratto, dall’esigenza di rappresentare il senso di “decadenza  e di abbandono degli edifici, lasciati a se stessi”, proponendo l’immagine decadente, come quasi “romantici reperti” ovvero Alcatraz e Conte di Montecristo.
L’articolo arriva a riportare frasi attribuite al Commissario che enucleano, nel complesso della Zona Speciale di Conservazione dell’Isola dell’Asinara, ben 265 specie di vertebrati terrestri selvatici e 700 specie vegetali.

Evidentemente la struttura dell’articolo è funzionale a non far distinguere, al lettore, il “grano dal loglio”, ovvero quanto volutamente mistificato, da ciò che è il prodotto dalla superficialità o a della distrazione. Purtuttavia l’articolo riporta concetti che paiono prescindere dalla realtà.

Facciamo però il punto sull’ASINO ALIENO

  1. – L’asino dell’Asinara (Equus asinus Linnaeus, 1758) è una razza e non può essere annoverato tra le specie introdotte dalla struttura Penitenziaria poiché la presenza del mammifero viene attestata da Felice Cherchi Paba, facendola risalire sin dall’800, secolo in cui il feudatario dell’isola, il Marchese di Mores e Duca dell’Asinara, importò degli asini bianchi dall’Egitto, dove vivevano numerosi e li introdusse sull’isola. (Cherchi Paba, 1974).
  2. – Anche se si volesse prescindere dal lavoro del Cherchi Paba, una delle prime testimonianze documentali sull’esistenza e sul pericolo che avrebbe corso l’Asinello fu paventato nel testo “Asinara” del Gen, Nino Giglio in cui, già prima del 1974 (ristampa del libro), il Generale a pag. 257 scriveva: “Il pericolo più grosso, in prospettiva è dato dalla possibilità di una sdemanializzazione  che insieme agli ultimi asini bianchi travolgerebbe in un Amen l’enorme valore ecologico di quanto è stato finora miracolosamente conservato”.
  3. – Ulteriore conferma accademica è pervenuta con il timbro dell’anno 1989 ad opera del Prof. Paolino Lai che, in uno dei suoi lavori scientifici sull’Asinello Bianco dell’Asinara, riporta le frasi del Sig. Umberto Massidda, all’epoca novantaduenne, che riferiva di aver conosciuto, fin dalla prima infanzia gli asini bianchi e di ritenere che siano stati lasciati – perchè selvatici – dai vecchi asinaresi quando si trasferirono a Stintino nel 1885.
  4. – Anche il documento programmatico prodotto dal neo Ente Parco in fase di strutturazione (Sistema storico-culturale insediativo cap. 1.1.9 – Età moderna) si esprime a pag. 5, in riferimento alla storia dell’isola, riporta: Il dibattito al Consiglio comunale di Sassari – che prese in considerazione anche l’Isola Piana e il molo di ponente di Porto Torres – si trascinò per alcuni decenni, fino a quando, nel 1885, lo Stato non decise di istituirvi “il primo lazzaretto del Regno” e una colonia penale agricola – omissis-. L’isola aveva allora alcune centinaia di abitanti distribuiti su una superficie di 5192 ettari; il patrimonio forestale era di 4000 capi (buoi, cavalli, asini, pecore, suini, quasi tutti allo stato brado).”

Perciò la presenza dell’asino sull’isola deve farsi risalire al periodo ante-1885 e, per questa semplice ragione, non può essere stato certamente introdotto dalla struttura penitenziaria. Sfatare questa favola ci consente di far cadere l’affermazione conseguente, che questi animali fossero “funzionali all’attività della colonia penale“.

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In ultimo la Regione Autonoma della Sardegna nel 2007 col suo Programma di sviluppo rurale 2007-2013 reg. (CE) n° 1698/2005, nonostante gli evidenti errori nel testo pedissequamente riportato ha dichiarato:

L’asino dell’Asinara rappresenta ormai un simbolo per l’Isola in cui vive, costituiscono infatti, un patrimonio faunistico di rilevante importanza scientifico-culturale considerando che l’Isola è dal 2002 Parco Nazionale.

L’autore inserisce, in conclusione delle indigeste dieci pagine di articolo, una personale “invenzione” sulla tutela della biodiversità, contrapponendo la fauna cd. “autoctona” a quella asserita “non autoctona” in cui inopinatamente è stato annoverato l’Asino dell’Asinara insieme ad altri animali, come i cavalli,  le capre, i cinghiali o i mufloni; tutti animali che producono un notevole impatto sull’ambiente vegetale che li circonda, giungendo addirittura a preconizzare la “RIMOZIONE GLI ASINI“, rimozione considerata forse controproducente anche dal punto del “MARKETING TURISTICO“.

Centomila visitatori annui ben potranno ben produrre un’entrata sufficiente a mantenere adeguatamente assistito, come tutt’oggi è dal punto di vista veterinario, il nucleo di Asino dell’Asinara presente sull’isola.

Il giornalista ha dimenticato il principio, ormai pacifico, che gestire ecologicamente un territorio, rispettandone la biodiversità, non significa certo stravolgerlo con iniziative, irreversibili e prive di senso logico, oltre che di fondamento scientifico.

Gestire il territorio, nel rispetto della biodiversità, invece vuole dire entrare nell’ambiente in punta di piedi, senza secondi fini, men che meno facendo prevalere quelli di marketing. Significa conoscerlo profondamente, sotto ogni punto di vista, mettendosi in sintonia e solo successivamente, con estrema gradualità introdurvi minime modifiche, con l’attenzione massima alla valutazione degli effetti prodotti.

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Per inciso si specifica che il maggior impatto (in ordine decrescente) sulla cotica erbosa e sulle essenze arbustive dell’isola, viene prodotto dall’azione di pascolamento degli animali, in particolare:

  • la capra, (Capra hircus Linnaeus, 1758S) è un animale prolifico che il Parco dopo il primo periodo di assenza di custodia, sta tentando, peraltro con scarsi risultati, di ridurre numericamente, attraverso prelievi continui che falliscono, soprattutto a causa della loro episodicità, riuscendo solo a contenerne, a fatica, il numero complessivo. Per questo animale c’è da ricordare che il Presidente dell’Associazione Allevatori della Regione Sardegna ha scoperto l’importante valore genetico dei soggetti che, nel 50% sono stati ascritti alla “Capra Sarda Primitiva” una biodiversità della Sardegna di alto pregio che la Regione tutela incentivandone, attraverso i programmi del Psr, l’allevamento.
  • segue, in questa classifica relativamente negativa per l’ambiente vegetale, l’ibrido di cinghiale (Sus Scrofa Linnaeus, 1758), un animale altamente prolifico, che si alimenta rimuovendo zolle di terreno alla ricerca dei tuberi, dei bulbi e delle radici più tenere, distruggendo le covate di volatili (pernici, gabbiani corsi), nonché le uova di tartaruga. Per questo ibrido di cinghiale e per la capra il Consiglio Direttivo del Parco, nella seduta del 27 agosto 2021, ha adottato in via definitiva il Piano quinquennale di eradicazione, che dovrebbe aver fornito la soluzione alla problematica procurata.
  • il muflone (Ovis musimon) che vive in libertà sull’isola e che per la sua ridotta attitudine ai parti (rispetto alla capra) viene collocato, nella scala, al terzo posto in quanto a consumo della cotica erbosa.
  • il cavallo (Equus ferus caballus Linnaeus, 1758) che raggruppa un centinaio di soggetti di chiarissima origine anglo-araba-sarda il cui incremento può essere agevolmente contenuto con l’allontanamento degli stalloni durante il periodo riproduttivo..

Perciò l’Asino dell’Asinara, con buona pace del giornalista del Corriere. it, oltre a non meritare le definizione di “alieno” non costituisce certo un pericolo per la cotica erbosa.
Il Parco dell’Asinara è sicuramente consapevole che l’intenzione di operare qualsiasi azione per sottrarre all’Isola, anche solo parzialmente, l’Asino dell’Asinara, oltre che contraddire le stesse affermazioni ufficiali regolamentari, costituirebbe un profondo vulnus all’integrità ambientale complessiva, provocherebbe iniziative di vario tipo, che saranno attivate in assenza di smentite ufficiali, ed incorrerebbe anche in un’aperta violazione della protezione assicurata a tutte le razze italiane di Asini, compresa quella dell’Asinara, inserite nella Risk Status Classification della F.A.O.

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La copertina del libro di Felice Cherchi Paba

Il documento di contestazione delle affermazioni contenute nell’articolo è stato inviato, in forma certificata all’Ente Parco nazionale dell’Asinara, nonché alle autorità preposte al controllo e agli organi informativi.

Carlo Hendel

27 luglio 2024

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Carlo nasce nei primi mesi del '50 e trascorre la sua infanzia a Roma, nella zona centrale della capitale, a “due minuti a piedi” da Piazza di Spagna. Di padre polacco e con la mamma abruzzese, Carlo aveva un fratello in Polonia, ed ha tre sorelle: una in Polonia e due in Italia. All'età di 22 anni si trasferisce nel paesino abruzzese di Barete e vi svolge attività libero-professionale per circa dieci anni. Consegue la nomina, da parte del Ministero di Grazia e Giustizia, alla Direzione Agrozootecnica della Casa di Reclusione dell'Asinara, evento che lo farà incontrare con l'isola e con la Sardegna. Vive e lavora con passione all’Asinara, per circa cinque anni, dal 1982. Alla vigilia della trasformazione dell’isola in Parco, partecipa come coautore, al volume “ASINARA” Storia, natura, mare e tutela dell’ambiente (Delfino Editore 1993) curato da A. Cossu, V. Gazale, X. Monbaillu e A. Torre, per la parte riguardante la Storia agricola e l’ordinamento carcerario. ------------------------------------------------------------------------------ L'Asinara non sarà più dimenticata. Blogger dal 2000 sotto vari pseudonimi, e con svariati blog. Nel 2007 pubblica una nota "L'Asinara - La storia scritta dai vincitori" con la quale, per la prima volta, rivendica per l'isola il suo "diritto inalienabile alla storia". Nel 2016 pubblica questo portale personale investendo notevoli energie e risorse solo con l'intento divulgativo e per testimoniare la storia dell'isola senza preconcetti o preferenze, per tutti i periodi e le vicissitudini attraversati dall'Asinara. Prosegue la sua attività lavorativa prima a Castelfranco Emilia (MO), poi a Roma (D.A.P.) ed infine a Viterbo ove maturerà il tempo della agognata quiescenza. All'età di 59 anni la sua vita cambia in modo importante, ma non è questa la sede propria di siffatta narrazione. -------------------------------------------------------------------------------------- Si definisce, da sempre, un ecoagricoltore e ancora oggi, produce olio biologico extravergine di oliva per autoconsumo, coltiva il suo orto con metodi esclusivamente naturali ed alleva animali da cortile. Carlo spesso ama dichiarare di aver avuto cinque o sei vite, ora ha due splendidi nipotini ed un diavolo per capello! Il resto lo lasciamo ai posteri......

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