Cala d’Oliva un borgo di pescatori vide notevoli trasformazioni avvenire nelle sue strutture.
Il ridente paesello si trasformò in un “carcere diffuso” (ante litteram) negli anni ’30, prima della costruzione della Diramazione Centrale, quando le sue bianche casette erano dotate di sbarre alle finestre e di porte con chiusura esterna. Strutture penitenziarie che gli agenti ispezionavano periodicamente per il controllo dei detenuti che ivi abitavano.
Erano gli anni ’50 quando la Ditta Crovetti Costruzioni di Sassari vinse la gara per la costruzione della nuova Caserma Agenti della Casa di Reclusione dell’Asinara, capomastro era il Sig. Ottavio Giacomi che aveva un nipote affetto da problematiche di salute che per queste ragioni era stato assegnato solo al piano terra della costruzione, il suo nome era Salvatore Congiatu.
LEGGENDE……. dell’Asinara
La leggenda vuole che nella fase di costruzione delle fondazioni del fabbricato della caserma fossero stati rinvenuti resti umani frutto di antiche sepolture, probabilmente, a detta dell’amico Gianfranco Massidda, erano antiche sepolture dei primi abitatori dell’isola, che avevano voluto riservare quella posizione panoramica ed assolata di fronte al Golfo dell’Asinara, alla custodia dei defunti.
I resti furono accuratamente raccolti e collocati in una tomba nell’adiacente cimitero di Cala d’Oliva.
A lato l’immagine della antica Scuderia di Cala d’Oliva da cui con successivo ampliamento si ricavò la Diramazione Centrale.
Ma torniamo alla realtà della Caserma che, da diciotto anni, è stata trasformata in Ostello e data in gestione alla Cooperativa Sognasinara.
Fino al momento della sdemanializzazione la struttura era adibita stabilmente al pernottamento degli agenti scapoli, ed era stato assegnato ufficialmente un nome: la Caserma Costantino Satta.
Cosa ci sarà mai dietro la targa di Costantino Satta che oggi, 18 agosto 2015, il Direttore dell’Ente Parco Nazionale dell’Asinara ha comunicato ufficialmente di aver riapposto nel sito originario, ovvero la ex Caserma Agenti C. Satta, ora Ostello di Cala D’Oliva?
E’ solo una lastra di travertino con una scritta “Ministero di Grazia…. etc. etc.” ….(da notare che, all’epoca, c’era anche la “Grazia” insieme alla Giustizia)
Ma per molti non è solo una pietra, sul retro della lastra di travertino, invisibili ci sono affastellate, una dietro l’altra: la storia dei sacrifici di un uomo, le difficoltà della sua famiglia, le vicende di un periodo storico, di una città.
Ma pensate che sia finita?
No, ancora no, e allora ripercorriamo insieme, sia pure a volo d’angelo, le fasi storiche documentate da quella lapide.
Costantino Satta era nato a Macomer (Cagliari) il 7 luglio 1898 e si era arruolato nel Corpo degli Agenti di Custodia il 16 marzo del 1921, proveniente dalla Regia Guardia di Finanza, ove aveva prestato servizio nel primo conflitto mondiale.
Costantino era sposato, aveva cinque figli e prestava servizio presso il Carcere di Ferrara, un lavoro che aveva accettato di buon grado come il precedente, pur sapendo di dover emigrare al nord, e tutto proseguì tranquillamente finché “… il giorno 8 Giugno 1945 alle ore tredici circa, mentre trovavasi in detto carcere, in servizio e nell’adempimento delle sue funzioni, fu raggiunto da tre colpi di rivoltella per mano di un individuo, facente parte di una banda armata che assalì in detto giorno ed ora il sopraddetto Carcere e compì atti di minaccia, violenze ed omicidi sulle persone degli agenti di custodia e dei detenuti, tre colpi che uccisero il Capo Guardia Satta…”.
Questo fu il comunicato delle Carceri Giudiziarie di Ferrara, oggi Istituto Piangipane, dal nome della via in cui insiste; un Istituto moderno, ospitato in un edificio costruito agli inizi del Novecento.
Il complesso custodiva prevalentemente detenuti per reati comuni, ma all’epoca venne interessato, per le esigenze di giustizia del CLN, alla detenzione, in attesa di giudizio, di appartenenti al locale fascismo repubblichino e di collaboratori.
Dal momento in cui la targa è stata riposizionata nel luogo di destinazione, il Capo Guardia Costantino Satta è tornato al posto che gli spettava, egli non è più una persona dimenticata.
E’ necessario guardare dietro i fatti ed esprimere l’auspicio che nel momento in cui il Parco Nazionale dell’Isola dell’Asinara si avvia a festeggiare il compimento della sua “maggiore età” possa, anche con il nostro aiuto, riuscire ad abbandonare quella modalità operativa che ha contraddistinto la sua azione per lungo tempo e che ha dato, a molti, la sensazione di essere in presenza di una “pulizia storica”, un’azione sistematica che ha teso progressivamente alla rimozione di ogni segno esteriore della centenaria trascorsa presenza penitenziaria nell’isola.
Il gesto compiuto dalla Direzione dell’Ente Parco Nazionale dell’Asinara, per la quale li ringrazio infinitamente, è stato da me definito “storico”, esagerando volutamente nel termine, poichè, come Tramariglio, anche l’Asinara deve avere l’opportunità di trasformare intelligentemente il bagaglio storico penitenziario, che indubbiamente ancora possiede, in una interessante ricerca ambientale, molto ambita turisticamente e in una splendida risorsa per la creazione di lavoro per i tanti giovani.
18 agosto 2015
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